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Miə figliə non parla: quando devo preoccuparmi?

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Sono Martina Di Giuseppe.

Mi sono laureata presso l’università degli studi di Parma. Ho iniziato la mia esperienza lavorativa interessandomi in modo particolare ai disturbi dello spettro autistico. Sono iscritta al corso di formazione professionale Homework Assistant BES dell’università di Parma per approfondire aspetti dell’analisi del comportamento applicata, e ogni anno frequento corsi di aggiornamento per acquisire nuove conoscenze e abilità.

Se hai delle domande puoi scrivere a martina.digiuseppe@centrotice.it

Cosa fare se non parla?

Lo sviluppo del linguaggio è caratterizzato da un’importante variabilità individuale. È possibile però individuare alcune tappe evolutive che sono condivise da tutti i bambini e che hanno riferimenti temporali precisi.

Le prime parole, per esempio, compaiono nella maggior parte dei bambini tra i 12 e i 18 mesi d’età. A 24 mesi si dovrebbe presentare un vocabolario tra 50 e 200 parole. Alla stessa età i bambini dovrebbero cominciare a produrre anche piccole combinazioni di parole.
Bambini che a 24 mesi hanno un vocabolario inferiore a 50 parole, non producono combinazioni e, nei primi mesi di vita non hanno presentato lallazione potrebbero essere “parlatori tardivi”, ossia bambini che sono in ritardo in alcune tappe del linguaggio. La maggior parte di questi va incontro ad un’evoluzione spontanea, riallineandosi con le tappe attese per età; una parte invece evolve in un disturbo di linguaggio.

A partire dai due anni d’età è pertanto opportuno rivolgersi ad uno specialista se si osserva un ritardo nella comparsa del linguaggio: il logopedista, lo specialista del linguaggio, potrà valutare abilità comunicative e linguistiche e suggerire strategie e percorsi.

E se parla, ma sbaglia? Devo correggerlo?

Si, è importante correggere i nostri bambini quando sbagliano: nelle parole o nei gesti o nei movimenti, correggere un errore li aiuta a migliorare.

Ma come fare? Consideriamo infatti che la nostra correzione non deve essere stressante o frustrante per il bambino: il rischio è, altrimenti, che si arrabbi o rinunci alla comunicazione.

Quando il bambino sbaglia a produrre una parola, possiamo:

  • suggerire la parola corretta, senza sottolineare l’errore ma facendo capire al bambino che è diversa da quella che lui ha prodotto, dicendo per esempio “volevi dire…” piuttosto che “non si dice così”;
  • mostrare la pronuncia corretta, ripetendo noi stessi la parola nel modo giusto, anche più di una volta, e sottolineando la parola target modulando la nostra voce;
  • rimanere tranquilli e sereni di fronte all’errore, senza trasmettere quindi preoccupazione.

Se gli errori sono tanti, persistenti, e rendono particolarmente difficile capire quello che il bambino dice, può essere utile approfondire la presenza di difficoltà specifiche con l’aiuto del logopedista.