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Come faccio a sapere se sono neurodivergente?

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Francesca Cavallini, psicologa, dottore di ricerca, fondatrice di Tice e donna neurodivergente racconta in questo blog come la psicologia e le scienze sociali abbiano cambiato il modo di considerare le persone neurodivergenti e fornirà alcuni spunti importanti nella relazione con persone neurodiverse. 

Se hai delle domande puoi scrivere a francesca.cavallini@centrotice.it

Cosa vuol dire neurodivergenti?

Neurodivergenza è il termine che indica quando il cervello di una persona elabora, apprende e/o si comporta in modo diverso da quello considerato “tipico”.
Un tempo considerata un problema o un’anomalia, oggi i ricercatori affermano che la neurodivergenza può anche avere molti vantaggi.

Non si tratta di una disabilità, ma di una differenza nel funzionamento del cervello. Con questo cambiamento, gli operatori non trattano più la neurodivergenza come una malattia. Al contrario, le considerano come metodi diversi di apprendimento e di elaborazione delle informazioni.

In questo articolo definiremo la neurodiversità e forniremo alcuni esempi.
Proveremo inoltre a raccontare come scoprire se si è neurodivergenti, descrivendo cosa significa essere neurodivergenti.

Come sapere se si è neurodivergenti

Nell’articolo precedente abbiamo descritto vari tipi di neurodivergenze. Leggilo qui. 

Se vi è stata diagnosticata una delle condizioni descritte, siete considerati neurodivergenti. D’altra parte, se non avete mai ricevuto una diagnosi formale, ma siete fortemente in sintonia con i descrittori di uno o più tipi di neurodivergenza, potreste trarre vantaggio dal rivolgervi a un professionista per scoprirlo con certezza.
Sebbene la neurodivergenza sia comune, molte persone non si rendono conto di esserlo fino all’età adulta. Questo può creare delle sfide, in quanto le persone trovano il modo di adattarsi alle differenze nel modo di pensare e di elaborare le informazioni, ma può anche essere utile.

Per molti adulti, scoprire di avere l’ADHD, l’autismo o un’altra forma di neurodivergenza spesso aiuta a spiegare cose che prima non capivano di loro stessi.

In tutti gli ambiti della vita, avere una diagnosi formale può portare a una comprensione più profonda del motivo per cui si funziona nel modo in cui si funziona e del modo migliore per lavorarci.

Se non vi è mai stato diagnosticato nessuno dei termini descritti e non avete mai avuto la sensazione di avere dei sintomi, è probabile che siate neurotipici.

Si può diventare neurodivergenti?

Molte forme di neurodivergenza sono parte innata dello sviluppo e del funzionamento del cervello. Anche se queste differenze possono non essere riconosciute o diagnosticate durante l’infanzia, ciò non significa che non fossero presenti e che siano apparse improvvisamente in età adulta.
Anche condizioni neurologiche acquisite, come lesioni cerebrali traumatiche, ictus e malattia di Alzheimer, possono portare alla neurodivergenza.

Il futuro della neurodivergenza

Man mano che la società modifica la propria comprensione del funzionamento del cervello e dei processi psicologici, cambierà anche il modo in cui trattiamo le persone neurodiverse e il modo in cui le persone neurodiverse vivono. Anche l’educazione speciale sta facendo progressi in questo campo, con approcci sempre più incentrati su come le persone con tendenze neurodivergenti assortite apprendono. La difesa dell’accettazione della neurodiversità è iniziata con l’autismo, ma è cresciuta fino a includere i diversi tipi di neurodivergenza.

Quanto più accettiamo e comprendiamo che è abbastanza comune che i cervelli funzionino in modo diverso, tanto più facilmente potremo accogliere le persone nei modi più adatti a loro per imparare, funzionare e prosperare nella società.

Incontro molte persone che mi chiedono “Dott.ssa ma sono neurodivergente?” Dietro a questa domanda, oltre al desiderio di appartenenza, si nasconde il bisogno di mettere in ordine i pezzi di un puzzle che magari per tanto tempo non trovavano un loro posto. E così, quasi sempre, quando arriva la risposta, tutto trova un proprio posto. Come sempre grazie di aver letto fino a qui il mio flusso di pensieri! Nel prossimo articolo, vi parlerà dell’incontro tra neurodivergenza e Applied Behavior Analysis, l’Analisi del Comportamento Applicata che per chi non lo sapesse per molto tempo (erroneamente) è stata definita la “terapia per l’autismo”. 

Vi aspetto. 

Francesca Cavallini

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Francesca Cavallini, psicologa, dottore di ricerca, fondatrice di Tice e donna neurodivergente racconta in questo blog come la psicologia e le scienze sociali abbiano cambiato il modo di considerare le persone neurodivergenti e fornirà alcuni spunti importanti nella relazione con persone neurodiverse. 

Se hai delle domande puoi scrivere a francesca.cavallini@centrotice.it