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Genitori e figliə con neurodivergenza

Siete genitori di bambini o bambine neurodivergenti?

“Non mi dire… Tuo figlio è autistico? Non si vede proprio. Ne sei sicuro?”
“Ma hai un bambino con bisogni speciali… deve essere davvero straordinario. È come avere un angelo a casa.”
“Bisogni speciali o no, quel bambino è proprio viziato!”

In questo articolo vorrei affrontare l’impatto emotivo che un figlio o una figlia neurodivergente ha sui propri genitori, in particolar modo rispetto ai commenti di critica che potresti aver ricevuto.

Quante volte ti è capitato di ricevere critiche inopportune?

Come genitore di un bambino con bisogni speciali, ti sarai ritrovato qualche volta ad affrontare commenti sul suo comportamento, il suo carattere, oppure avrai ricevuto giudizi sulle tue capacità genitoriali,  sia da parte di familiari che di amici, conoscenti o anche perfetti sconosciuti per strada.

Essere oggetto di commenti, critiche o semplicemente consigli non richiesti può suscitare una sensazione di vergogna e avere un impatto devastante in qualsiasi circostanza. Nonostante il nostro impegno e l’amore che mettiamo nel prenderci cura dei nostri figli, questi commenti potrebbero farci sentire come se fossimo dei genitori incompetenti.

4 tipi di commenti

Quando pensiamo ai commenti di critica che potremmo ricevere in quanto genitori di figliə neurodivergenti, potremmo suddividerli in quattro categorie generali.

  • La prima categoria riguarda i commenti che minimizzano le sfide che affrontiamo come genitori di un bambino neurodivergente o come persone neurodivergenti in un mondo a misura di neurotipico. Frasi come “Sembra normale”, “Forse i medici si sono sbagliati” o “Crescerà” mostrano una mancanza di comprensione da parte delle altre persone sulle differenze individuali nelle tappe dello sviluppo. Spesso queste osservazioni sottovalutano l’impatto significativo che queste differenze hanno nella nostra vita. Commenti di questo genere possono alimentare insicurezze e false speranze, facendoci pensare che la diagnosi o i sospetti sullo sviluppo di nostro figlio siano semplicemente un errore o un “falso positivo”.
  • La seconda categoria riguarda i commenti che potremmo definire paternalistici o che sovrappongono la loro interpretazione alla nostra situazione. Frasi come “Essere genitori di un bambino con bisogni speciali è un dono”, “Tuo figlio è speciale” o “Dio ti ha mandato tuo figlio perché sei una mamma forte” possono sembrare delle consolazioni. Tuttavia, queste affermazioni impongono la loro visione della nostra esperienza, senza considerare le nostre aspettative, credenze e convinzioni personali. Tali commenti, anche se espressi senza cattiveria, mancano tante volte di sensibilità e rispetto.
  • La terza categoria riguarda i commenti che ci colpevolizzano o ci attribuiscono la responsabilità della situazione. Frasi come “Tuo figlio ha solo bisogno di un po’ più di attenzione da parte tua”, “Lo stai viziando” o “È colpa tua se gli parli in due lingue… o se lo porti all’asilo… o se NON lo porti all’asilo” (declinabile in mille altre varianti) sono spesso pronunciate da parenti o amici stretti. Questi commenti, spesso sprezzanti, implicano una nostra assoluta responsabilità sulla condizione di nostro figlio. Tuttavia, non siamo noi i responsabili e non dovremmo essere giudicati per le sfide che quotidianamente affrontiamo.
  • La quarta e ultima categoria riguarda i commenti che generalizzano e cadono in facili stereotipi. Frasi come “I bambini con autismo sono geni della matematica”, “Tutti i bambini con ADHD sono super intelligenti” o “I bambini con bisogni speciali sono tutti secchioni” possono essere pronunciate con l’intenzione di farci sentire meglio riguardo alla diagnosi di nostro figlio. Potrebbero citare esempi come “Sai che Albert Einstein era autistico?” o “Molti dei più grandi imprenditori hanno avuto un’esperienza di vita simile”. Tuttavia, è importante ricordare che la neurodiversità è estremamente variegata e complessa. Ogni individuo è unico e le generalizzazioni non tengono conto della diversità sia delle esperienze che delle abilità all’interno di una stessa diagnosi.

Tutti questi tipi di commenti, a seconda di vari fattori (chi li ha detti, quando, dove, davanti a chi, con quale frequenza, la situazione, il nostro stato emotivo) possono suscitare in noi sentimenti intensi e difficili. Ho però deciso di parlarne in modo così diretto, perchè riconoscerli può essere importante per prenderne le distanze, ascoltare ciò che proviamo e decidere consapevolmente quali di quali consigli far tesoro.

Ciò che una persona ti dice, riguarda più lei di te

In tutta la comunicazione umana, è fondamentale capire che ciò che crea disconnessione è il divario tra l’intenzione dietro le parole che sentiamo e il significato che diamo loro.
Ricorda che ciò che l’altra persona ti ha detto riguarda principalmente lei, la sua visione della vita, le sue convinzioni, spesso inconsce, sull’essere genitore, la sua storia e le sue esperienze personali.

Cosa puoi fare tu?

In un’ottica di consapevolezza, puoi scegliere se impegnarti o meno nel rispondere a questi commenti. Puoi stabilire confini sani e cercare il supporto di reti di sostegno che comprendano le tue esperienze.
Infine, ricorda che il significato che attribuisci alle parole degli altri determina le tue reazioni emotive. Cerca di adottare una prospettiva consapevole e valuta il significato che desideri attribuire a queste situazioni al fine di proteggere il tuo benessere emotivo e quello di tuo figlio.
 

Grazie per aver letto tutto l’articolo, stiamo facendo un viaggio meraviglioso nel mondo della neurodivergenza. Se non hai letto gli altri articoli, li trovi nella sezione del blog “Persone Neurodivergenti”. 

Francesca Cavallini